Discount
Discount (ingl.) modalità distributiva che opera generalmente su superfici di media estensione (500-700 mq), sfruttando al massimo il concetto di libero servizio(➔ self-service). È caratterizzata da:
– basso livello dei prezzi;
– assortimento ridotto, focalizzato sui prodotti a maggiore rota- zione e a più alto rendimento in termini di vendite per metro quadrato di superficie;
– forte contenimento dei costi, tramite riduzione dei servizi di vendita e del personale specializzato e realizzazione di economie di scala.
La caratteristica principale del discount è rappresentata dalla leva del prezzo, elemento fondamentale per attrarre il consumatore e sufficiente per sopperire alla mancanza di altre leve di marketing quali ➔ promozioni pubblicitarie, ➔ sconti e offerte,-> packaging.
Il target è costituito da consumatori con modeste risorse economiche, che basano le proprie scelte d’acquisto non tanto sulla qualità del prodotto, quanto sulla sua convenienza. Limitando
gli assortimenti a un esiguo numero di prodotti di provenienza locale e senza marca e non investendo nella cura del servizio offerto al cliente, questa formula distributiva è riuscita ad affermarsi con notevole successo, sfruttando politiche competitive basate sulla concorrenza di prezzo.
È possibile distinguere fra:
-discount congiunturale, presente in corrispondenza di fasi economiche sfavorevoli che vedono emergere una elevata sensibilità al prezzo da parte del consumatore; può risultare “distruttivo” nei confronti di una certa offerta basata su servizi e qualità;
-discount interstiziale, presente anche in momenti di ripresa del sistema economico, è in grado di soddisfare le esigenze di una certa tipologia di consumatori, con limitata capacità di spesa; non si pone, in questo caso, come elemento destabilizzante;
-discount strutturale, presente in settori in cui si evidenzia una domanda permanente sensibile al prezzo, vi risponde con un’offerta realizzata attraverso la diminuzione dei servizi e la ricerca dell’efficienza. Benché l’elemento prezzo abbia un ruolo centrale è comunque possibile classificare i discount sulla base del -> retailing mix scelto per l’assortimento.
• Hard discount: sviluppatasi in Germania negli anni Cinquanta, questa formula, oltre che dalla leva del prezzo, è caratterizzata da un assortimento molto basso, non superiore alle 1500 referenze (garantendo ai produttori l’esclusiva nei propri punti vendita, l’hard ha acquistato un forte potere contrattuale), dalla commercializzazione quasi esclusiva di prodotti “grocery” e non di marca, e da una superficie di ciascun punto vendita di 500/600 mq con una conseguente semplificazione delle strutture legate al funzionamento del negozio. Il personale è costituito dal direttore e da un suo assistente che gestiscono gli ordini, controllano gli invii, caricano e scaricano i camion e sistemano la merce nel punto vendita, e da 3 o 4 cassieri, tutti operanti quindi con un ruolo “esecutivo”.
• fungle discount: ha una organizzazione degli spazi caotica con corridoi molto stretti, un servizio molto scadente e continue rotture di stock; nonostante tutti questi elementi enfatizzino gli aspetti più negativi della forma distributiva discount, essi contribuiscono fortemente all’abbattimento dei costi.
• Basic discount: è una forma ortodossa di hard discount, in cui l’assortimento è costituito dall’offerta di prodotti “grocery” (primo prezzo) e la presenza di un’area per il fresco è raramente contemplata; questa strategia commerciale rinuncia a proporre al cliente un’offerta completa, per concentrarsi solo su una parte della sua spesa. Per questa tipologia, vengono privilegiate ubicazioni il più adiacenti possibile ad altri punti vendita che permettano al consumatore di completare la spesa.
• Clean discount: tipologia di negozio con corridoi ampi e luminosi, personale numeroso e con divise curate, ha l’obiettivo di fornire, seppur in un contesto come quello del discount, una qualità di servizio. L’assortimento è quello classico, con pochi prodotti di marca, niente fresco a parte latticini e yogurt. Il livello dei prezzi è comunque molto basso.
One stop discount: punti vendita in cui viene offerta la possibilità di fare una spesa completa: oltre alla classica offerta del , discount, sono per esempio presenti reparti di ortofrutta, banchi serviti per salumi e formaggi. Questa forma distributiva sviluppata dalle strategie della grande distribuzione organizzata e in generale di quella che evita un’offerta di prodotti di primo prezzo è destinata a essere in futuro assorbita dai supermercati, che stanno rivedendo le proprie strategie di offerta ai consumatori.
• Soft discount: simile all’hard discount quanto a superficie del punto vendita, è però caratterizzato da una politica di assortimento di marche leader e da un numero di referenze più esteso (fino a 3.500 prodotti).
• Warehouse club. Nato negli Stati Uniti, è simile ai nostri -> cash & carry poiché è possibile accedervi solo se si è in possesso di una tessera, peraltro acquistabile da chiunque. L’assortimento presenta marche conosciute con l’inserimento di qualche marca privata e prodotti privi di marca, il che consente il taglio dei costi pubblicitari; la promozione del punto vendita è costituita dal passaparola. Il centro è suddiviso in una sezione food per un terzo circa dello spazio (che rappresenta più de 50% del fatturato) e i restanti due terzi sono per una metà prodotti basic e per l’altra referenze novelty. L’assortimento in confezioni jumbo e multipack (-> confezione multipla) è ampio dal punto di vista dell’offerta merceologica ma ha un numero di referenze molto basso ( 4.000-4.500) in rapporto alla superficie. Il punto vendita ha un’aria molto spartana, con i prodotti sistemati su bancali come in un magazzino merci. Le politiche di prezzo sono basate esclusivamente sulla formula-> cost-plus pricing tendente a coprire con il ricarico i soli costi di movimentazione e i costi generali di struttura, consentendo di ottenere utili da economie di scala, sconti e altri vantaggi derivanti dai fornitori.
• Piscount superstore: dotato discount di grandi superfici (2.500- 3.500 mq), con un assortimento da un minimo di 4.000 referenze fino a un massimo di 10.000, questo tipo di discount rappresenta la possibile futura evoluzione dell’intera tipologia distributiva, in quanto oltre al prezzo, vengono utilizzate altre importanti leve di marketing e si cura particolarmente il rapporto con il consumatore. L’offerta, oltre a comprendere le marche leader, include sia una propria marca commerciale sia il prodotto di primo prezzo, anche se per quest’ultimo, in un’ottica avanzata del superstore, si prevede un’offerta sempre più limitata.