Licensing
Licensing (ingl.) contratto di licenza con cui una parte (➔ licensor o licenziante) cede a un’altra (➔ licensee o licenziatario) il ➔ know how per produrre e/o commercializzare un determinato prodotto, o il diritto all’uso di un certo marchio (licenza di marchio), dietro pagamento di una ➔ royalty, in genere calcolata sul valore delle vendite. Il contratto implica una stretta collaborazione fra le parti al fine di realizzare comuni vantaggi: l’uso di un marchio o la fabbricazione e/o commercializzazione di un bene devono essere attuati nel rispetto di determinati criteri, definiti dal licenziante, al fine di garantire certe caratteristiche al prodotto e non inficiare la sua immagine.
Di conseguenza, il licenziatario ha il dovere di produrre il bene e commercializzarlo secondo certi criteri, usando a tale scopo la propria organizzazione ed effettuando tutte le azioni a sostegno che riterrà opportune per il raggiungimento di un certo fatturato concordato, di cui sarà responsabile.
Al licenziante spetteranno la definizione delle linee guida al fine di garantire l’omogeneità del prodotto e della politica di distribuzione e vendita; le necessarie azioni di controllo.
La scelta del licenziatario, che deve essere dotato di una organizzazione tale da poter garantire l’adempimento di certe direttive, risulta quindi fondamentale per la riuscita dell’accordo così come necessaria risulta la cooperazione fra le parti, il lavorare assieme per raggiungere comuni scopi di sviluppo del prodotto o del marchio. La licenza può essere uno strumento adatto a:
• sfruttare le connotazioni positive derivanti dall’immagine di un certo Paese (il cosiddetto made in);
• sfruttare le proprie risorse e competenze in un altro settore (es. tramite la concessione di licenze una nota impresa di motocicli sfrutta il potenziale del suo marchio cedendolo ai produttori di tee-shirt, abiti, portachiavi e sigarette, pur occupandosi direttamente solo della produzione di moto; i marchi di moda sfruttano il loro potenziale “firmando” oggetti diversi, della cui produzione si occupano le aziende licenziatarie);
• sfruttare il proprio predominio tecnologico; spesso le imprese che realizzano l’innovazione non hanno i mezzi o le competenze necessarie per sfruttarla, e la concessione di licenze può essere un modo per realizzare efficacemente lo sfruttamento o, in ogni caso, per limitare il rischio dell’investimento;
• favorire lo sviluppo di sinergie all’interno di un mercato e, per tale via, l’innovazione; la concessione di licenze incrociate è un mezzo utilizzato per facilitare la libertà di progettazione.
La licenza è quindi una valida alternativa all’investimento diretto in un mercato, sovente internazionale, ed è comunque utilizzata spesso come mezzo per introdursi in mercati altrimenti non raggiungibili.
Le piccole imprese la usano per inserirsi nei mercati internazionali che non sarebbero alla loro portata: tramite l’uso di licenze possono sfruttare gli ➔ asset del licenziatario in tempi brevi e con investimenti fattibili.
La licenza può essere utilizzata anche per inserirsi in mercati con connotazioni strutturali o normative particolari: tramite la licenza concessa per un tempo limitato si crea un mercato da sfruttare in seguito (es. le grandi imprese che concedono una licenza a un’azienda di piccole dimensioni ben inserita in ambito locale al fine di creare il mercato per il loro prodotto; l’impresa licenziante, con la sua organizzazione, potrà sfruttare quanto realizzato dall’azienda licenziataria).
Infine, la licenza è spesso l’unico modo per inserirsi con una propria gamma in mercati protetti.
A fronte dei vantaggi indicati, i principali svantaggi sono da ricercarsi nelle necessità di controllo, che spesso possono essere o molto onerose o non facilmente realizzabili, con rischio di ritorno negativo in termini di immagine; nella possibilità di favorire il rischio di crescita di potenziali concorrenti, contribuendo a sviluppare capacità professionali che potrebbero essere sfruttate in futuro contro la licenziante.