Strategia offensiva
Strategia offensiva (offensive warfare) insieme di azioni aggressive adottate da imprese che non occupano una posizione dominante all’interno del proprio prodotto-mercato, condotte nei confronti di concorrenti leader. Un tipo di tattica offensiva, detto di attacco frontale, prevede di colpire l’avversario in corrispondenza dei propri punti di forza o delle sue principali attività; essa richiede la disponibilità di consistenti mezzi finanziari e risorse di ➔ know how e in genere non dà buoni risultati. Un secondo tipo, detto di attacco laterale, prevede di mirare ai punti di debolezza dell’avversario e incentrare su questi la propria strategia competitiva; tale azione, sebbene meno remunerativa della prima, si presenta meno rischiosa, a patto di una profonda conoscenza dell’avversario. Un ulteriore tipo è quello di accerchiamento, che si traduce in un attacco contemporaneo su più fronti, come nel caso delle imprese internazionalizzate che mira-no contemporaneamente a contrastare l’azienda leader su diversi mercati. In altri casi ancora, l’attacco si sostanzia in una strategia di guerriglia, ovvero nell’avvio di una serie di aggressioni improvvise su piccoli obiettivi, quali singole attività, rnicroaree geograficamente circoscritte o sottosegmenti di domanda. L’effetto blitz prevede un attacco repentino, dal quale l’organizzazione attaccante si ritira velocemente, senza dare all’altra parte il tempo e il modo di difendersi e facendo seguire, a una prima aggressione, altre su differenti fronti. In altri casi, infine, la strategia prende le forme di una manovra di aggiramento, atta a colpire in via indiretta l’avversario, su aree e attività prossime a quella che rappresenta il reale obiettivo prioritario.